giovedì 28 febbraio 2008

Rialzati, Italia!

Da parte sua, Il Popolo della Libertà alias rifugiumpeccatorum tuona, esortando il paese a riscattarsi dalla scorsa legislatura 'comunista' e disastrosa per l'Italia.

Vota Berlusconi Popolo della Libertà

I caratteri scelti per l'esortazione 'Rialzati Italia' evocano quelli consueti della cartellonistica elettorale di Forza Italia ed evocano gli imperativi populisti e altisonanti del Duce prima maniera, nemmeno stessimo prendendo in esame la prima pagina dell'Avanti!.

Facile sembra, a questo punto, l'identificazione del target: fascistoide eppure moderato, liberale eppure irrigidito nelle proprie posizioni, ansioso di cambiamento eppure conservatore.
Il target controverso e quanto mai eterogeneo del nostro Cavaliere, perchè è a lui, in realtà, che ci stiamo riferendo.

Come osservato da molti esperti di marketing e comunicazione, malgrado la veemenza del messaggio, la campagna elettoral-pubblicitaria di Berlusconi risulta carente sotto molti punti di vista, primo fra tutti quello del messaggio: ci si limita a fomentare l'elettorato senza mettere in evidenza la peculiarità della nuova situazione politica del centrodestra, ovvero la coralità polifonica di voci diverse fra di loro riunite sotto un unico stemma politico.
Quella coralità tenuta insieme da un unico simbolo che ha spaccato il centrodestra - si consideri il 'divorzio' dell'UDC - ed è, in realtà, l'unica novità elettorale riscontrabile in quest'area politica.

C'è da aggiungere che la velleitaria coralità di voci, riassunta nell'uso del sostantivo 'popolo', è smentita graficamente dalla perfetta centralità del nome di Berlusconi all'interno del manifesto: è solo un caso o una precisa scelta?
Siamo proprio sicuri di trovarci di fronte ad un 'popolo'?
Tanto più che la 'vera destra' - Santanchè dixit - non si è sciolta nel Popolo delle Libertà, bensì ha deciso di correre da sola e di definirsi 'La Destra' per antonomasia.

Riuscirà Berlusconi nella difficile impresa di captare l'elettorato di estremissima destra che fa capo alla rifattissima Santanchè e al suo commilitone Storace?
Lo sapremo ad aprile.

martedì 26 febbraio 2008

Abbiamo tagliato il grasso alla politica. Ora tagliamo il marcio.

Così promette - e minaccia - la campagna dal forte sapore iconico e comunicativo dell'on. Antonio di Pietro, in corsa da solo con L'Italia dei Valori sebbene sostenitore nominale del PD (Partito Democratico, fondato da Walter Veltroni).


Emblematico è l'uso della bistecca, immagine che si carica di significati diversi eppure coincidenti: la bistecca è il taglio di carne che sempre più è un lusso per pochi, e in questo è rappresentativa della ristretta elite politica del nostro paese.
Il messaggio fondamentale è che la carne è necessaria, ma che il grasso (i privilegi, la dilapidazione del denaro pubblico) è da eliminare perchè nocivo per la politica stessa come per i cittadini, così il marcio (i condannati).
Ma la bistecca è anche un'immagine, mi si permetta il gioco di parole, cruda ed esplicita, ideale simbolo di chi non filosofeggia e opta per una comunicazione schietta col proprio elettorato, e in questo rappresentativa del piglio semplice e immediato del candidato in questione.

Come se non bastasse, evoca un'immagine casereccia, da mercato rionale, senz'altro più vicina al mondo della casalinga che a quello dell'industriale o del manager in carriera.

Ormai palese il target di riferimento di questa campagna elettorale e ideologica: è un target popolare, di persone dalla situazione economica modesta, che racchiude tutte quelle persone stanche di vedere sperperati per lussiprivilegipartitiepartitini il proprio denaro di contribuenti.
Insomma, la stragrande maggioranza degli abitanti di questo paese in evidente tracollo economico.

D'altra parte il messaggio è forte e coerente con la politica di trasparenza giudiziaria portata avanti da Di Pietro, in qualità di ex magistrato nonchè ex giustiziere di un'intera classe politica, svergognata nei primi anni '90 dalla sua inchiesta Mani Pulite.
Ricordiamo quanto sia fondamentale nella politica come nella libera impresa fidelizzare il proprio pubblico di riferimento e non deludere le sue aspettative: l'elettorato di Di Pietro si aspetta, e deve ricevere, un programma basato sui valori della giustizia, onde non perdere fede politica nell'operato del candidato.
Rimanendo coerente con la propria linea politica, Di Pietro buò ben sperare di conservare la propria forbice elettorale attirando dalla propria parte anche qualche deluso o indeciso proveniente da altri partiti.

La comunicazione risulta, nel complesso, molto ben riuscita e forte sull'impatto visivo come su quello ideologico.

(Di Pietro, lo ricordiamo, è un comunicatore efficace e un precursore dei tempi: è stato uno dei primi politici a tenere un blog, molto commentato fra l'altro, e il primo e unico politico a trasferirsi anche su Second Life)


Per approfondimenti sulla campagna di Di Pietro
Per approfondimenti sul programma elettorale

Campagna elettorale 2008 - Politiche

Ahinoi, caduto il governo, è tempo di voto.
E per i nostri polici e politicanti ci sono solo tre mesi scarsi di tempo per spingerci ad optare per il loro 'pacchetto politico'.
Perchè noi, in fondo, siamo i consumatori sempre più confusi, messi alle strette e inconsapevoli di una politica brandizzata, di partito, ma soprattutto di uomini.

Considerata la varietà dei messaggi pubblicitari inviati all'elettorato/target, sarà d'uopo analizzare le singole cartellonistiche che, da due settimane a questa parte, campeggiano in luoghi dove far cadere lo sguardo è d'obbligo: ai lati del marciapiede, alla fine di un incrocio stradale, sotto i nostri palazzi, davanti alle nostre università, accanto ai nostri uffici.

Procederemo analizzando uno ad uno i cartelloni, è il caso di dire, pubblicitari, le icone sfruttate e i messaggi lanciati da ciascun politico, individuando il preciso target di riferimento dello stesso e i vari significati collaterali dei quali quei manifesti si caricano.

Partiremo con l'efficacissimo slogan di Di Pietro, "Abbiamo tagliato il grasso alla politica".